“Vogliamo essere la generazione che chiude gli oratori o che li cambia”?
Una provocazione forte, che sentiamo lontana, esagerata? … niente di più vero, in realtà, e urgente! … quante volte ci siamo detti che oggi ci sono più difficoltà in oratorio … sia a conoscerlo, sia a viverlo, sia a rimanerci da ragazzo, da animatore. Siamo realisti e coscienti: i nostri oratori di pomeriggio sono più vuoti, il sabato dopo riunione si va, svelti svelti al corso e non c’è il gusto di rimanere tra amici in oratorio, la nostra fiorente ispettoria fra poco sarà accorpata con la ligure-toscana e la romana … non è normale… un problema c’è!!! e non nascondiamoci dietro una facile quanto … troppo usata “è colpa dei tempi che sono cambiati!” perché … non regge più!
Ne abbiamo parlato in consulta tra animatori e con don Flaviano…
È vero che i tempi sono cambiati, ma per fortuna, dico io! Le generazioni passano, la scienza si evolve, l’uomo a volte progredisce … a volte regredisce!, e senza accorgersene capita che firmi la fine di quanto ha di più caro. Pensiamo alle nostre realtà salesiane, per alcuni oratorio, per alcuni parrocchia, per altri palestra, campetto, per altri ancora scuola, collegio … ma comunque per tutti salesiani fa rima con allegria, gioia, gioco, amicizia, amore...dono. Sì, DONO! Un dono che ci è stato gratuitamente fatto ma che noi volontariamente abbiamo deciso di accettare. Riceviamo tanto dai salesiani: ridonare e condividere, per continuare a ricevere noi ma anche per permettere a chi è più piccolo di noi di avere lo stesso dono, è da un lato un dovere ma diventa subito un piacere, una passione. L’educatore è una scelta di vita ed essere protagonista della propria è cosa di tutti.
Ma questo dono da chi ci è stato dato? Ognuno di noi risponderà col nome del prete, dell’animatore che ha nel cuore ma chi, fra noi, fa il passo più lungo e si è effettivamente accorto che dietro tutti questi nomi c’è Dio che ci si è fatto incontro? Se effettivamente lo riconoscessimo con la stessa libertà con cui l’abbiamo accettato ci sentiremmo di ridonarlo. Don Bosco considera l’oratorio come il posto dove tutti devono dare tutto per Dio e l’animazione vocazionale della pastorale giovanile è la possibilità di prendere seriamente in mano il Battesimo e farlo diventare cosa vera. Ma abbiamo incontrato Cristo o no? Siamo realmente convinti che in Lui sta la nostra salvezza? Don Bosco voleva che tutti vivessero questa profonda spiritualità nel quotidiano e la SGS (Spiritualità Giovanile Salesiana) è nata con i ragazzi, siamo i co-fandatori, senza la pretesa di essere i primi, i più importanti, ma ci siamo! DOBBIAMO ESSERCI!
E VOGLIAMO esserci oggi più di sempre, oggi che i ragazzini hanno 1000altri stimoli, noi a volte siamo più stanchi, l’educazione generale è differente… I tempi cambiano ma lo Spirito Santo c’è sempre e come sempre cerca i ragazzi che però rispondono “no” o non ascoltano. Ma solo perché non sono stati educati a farlo o anche perché la chiamata non è più così evidente? Un profumo è facilmente riconoscibile, anche se non lo si è mai sentito prima, non ha bisogno di troppo insegnamenti!ma lo si deve distinguere da altri odori più o meno sgradevoli che ci sono… e allora è lecito chiedersi ma i nostri oratori che odore hanno? Profumano o si sono adeguati all’odore del modo? Hanno ancora una proposta chiara, forte e gratuita? Ci si sta bene? Portano effettivamente a Dio? Ma se Dio manca nella nostra vita non possiamo annunciarLo e certamente l’esperienza dell’oratorio diventa sempre più una cosa soggettiva e meno totalizzante, meno universale di
Continuando ad andare incontro ai ragazzi, loro tornano … ma non a noi, bensì a Lui e vi rimangono come (spero) è accaduto per noi. Anzi, proprio perché la famiglia è in crisi, la società è caos, la pubblicità è fuorviante, una luce attira e i ragazzi la seguono. Oggi più che mai è necessario ESSERE animatori. La nostra missione è riconoscere Dio per comunicarLo ai ragazzi. Attenzione però, allo scoraggiamento, all’abitudine e alla perseveranza che sfocia in testardaggine.
Se in oratorio ci sto bene e ci sto per il bene dell’oratorio allora sto veramente crescendo vocazionalmente e c’è modo di non far fruttificare questo tempo. Preoccupiamoci di vedere se i nostri ragazzi stanno in oratorio per loro stessi o matura in loro la voglia di coinvolgere altri. Ma non perché abbiamo bisogno di grandi numeri (certo in tanti è più bello!) o perché così siamo più felici ma perché ne abbiamo scoperto una dimensione, una bellezza che altrove non troviamo. Bellezza di cui non mi impossesso ma DONO. Questa è una dinamica che solo Dio sa mettere in atto, nasce dall’amicizia e comunione con Lui, poi a noi spetta trovare linguaggi e modalità d’espressione per trasmettere e rendere fecondo il carisma salesiano che non sta tanto nel tale don.. o animatore ma è proprio dell’oratorio! Chi educa si lasci educare così da essere giovani maturi che fanno un cammino e capaci di assumersi responsabilità. Condividere con altri la stessa passione ti fa domandare di continuo: “perché lo fai?” e non ti fa demoralizzare, perché se lo fai con vera gratuità e con Dio nel cuore allora la nostra serenità non dipende da un successo o insuccesso coi ragazzi!
Se pensiamo tutto questo allora anche essere in pochi non ci spaventa, non ci demoralizza, anzi! La crisi può anche esserci, ma come c’è per tutte le istituzioni che fanno il loro decorso, importante è individuarla ed AFRONTARLA. Mi hanno detto che “là dove si fa la volontà di Dio con semplicità e umiltà i risultati ci sono”. Io ci credo. È un “lavoro” grosso ma bello! E allora ri-chiediamoci:
“Vogliamo essere la generazione che chiude gli oratori o che li cambia”?
CORAGGIO E NON TESTARDAGGINE!
Un animatore di oggi






1 commenti (clicca qui e scrivi/vedi i commenti):
Che bella riflessione caro Animatore. Mi piacciono la speranza di cui sei portatore, la lucidità con cui analizzi la situation e la chiarezza con cui scrivi. Grazie del tentativo. Mi fai sapere chi sei? Così ti mettiamo sotto a lavorare per il bene comune.
Ciao don Flaviano.
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