"Se esistesse una definizione di Dio, dovrebbe essere concepita in questi termini: unità in quanto essere L'UNO PER L'ALTRO".
Questa frase di un grande teologo, Hans Urs von Balthasar, mi è giunta inaspettata come chiosa ad una foto di cui non conoscevo l'esistenza e che mi strappa come un commento, una descrizione, un racconto... non saprei dire.
La foto ha come centro due occhi, stupendi di un gioioso senso del mistero, due occhi ... pieni (e mi sembra di aver detto tutto, anche in relazione al post precedente sull'angoscia). Questi due occhi sono puntati verso l'angolo alto, a sinistra, che diventa immediatamente il punto di interesse del nostro sguardo. Lì troviamo altri due occhi che ci rimandano al centro della foto: inizia una specie di palleggio centro-angolo-centro-angolo-centro-angolo-centro finché l'attenzione si posa sull'origine da cui è generato il rimando degli sguardi.
Come quando un bambino, osservando le luci dell'albero accendersi e spegnersi, dopo pochi istanti, scatta alla ricerca del marchingegno che rende possibile il fenomeno, così io osservando l'andirivieni di sguardi mi immergo nel mistero per cui ogni paio di occhi cattura ed è catturato allo stesso tempo. Cattura senza trattenere e dona senza perdere. Trattiene donandosi e riceve offrendo. E...
mi trovo catturato! Anch'io nel gioco di amorosi sensi. E, forse, ora me ne vado in giro con lo stesso sguardo e, forse, potrei incontrare occhi che corrispondono e, forse, altri occhi potrebbero vederci e, forse, il gioco sarebbe nuovo di nuovo.
Questa è la fede, per chi non l'avesse capito. L'uno per l'altro, uniti, ad attirare lo sguardo su ciò che unisce: ecco il Dio trino ed unico da cui tutto l'amore del mondo dipende.
Chi non vorrebbe approfondire una tale esistenza?
Avanti con la quaresima, miei prodi: stiamo attraversando un deserto per incontrare chi fa nuove tutte le cose.






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