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E fu sera e fu mattina... primo mese.

30 notti nella tenda bianca nel campo ex-italtel 2.


Il 6 maggio sono salito a L'Aquila, prima notte al campo Caritas di Pettino il giorno 8; poi tenda bianca con Cecilia, Anna Paola, Andrea e Fabio. Era il 9 Maggio. Da allora Monia, Giada, Fabio, Mattia, Chiara, Claudio, Andrea, Riccardo, Emanuela, Clara si sono dati il cambio. Ieri è arrivato il confratello Marco: siamo finalmente in due. Forse arriva don Roberto Mercoledì. E aspettiamo Emanuele e Salvatore (oh, Emanuele - Dio con noi - e Salvatore - porterà la salvezza?-).

La giovane Aquila sta crescendo. Il nido si allarga. Stiamo diventando una comunità. Abbiamo visitato mille uffici, cento tende, dieci campi eppure... incontriamo sempre e solo una unica storia: quella che si scrive dietro al desiderio di vita.
Appunto una comunità: tante persone dietro un desiderio condiviso.
Stiamo diventando una piccola comunità. Anche noi dietro al desiderio di capire la vita.

In un mese abbiamo già storie sufficienti per scrivere un libro: volontari di tutti i tipi (c'è il mulo che lavora fino allo sfinimento, il furbo che scappa da casa sua, il galletto di turno, l'eroe e lo spaesato) bimbi curiosi, ragazzi sfrontati, giovani audaci. E tutto il contrario: bimbi svogliati, ragazzi dolcissimi e giovani apatici. Il mondo. Il mondo concentrato in una città e in una esperienza limite: la fine della tranquilla quotidianità domestica a causa di un evento imprevedibile.

Che razza di esperienza stiamo vivendo! Partecipare a questa avventura (che di fatto è una tragedia - finirà bene?) è una vera grazia.

Cosa possiamo raccontarvi? Sembra di essere in un formicaio. L'Aquila è una pista di autoscontri in cui tutti incontrano tutti. E qui sta il rischio più grande, cioè quello di incontrare tutti senza conoscere nessuno. Facciamo escursioni, cene, giochi, cacce al tesoro, tornei con pochi ragazzi, con molti ragazzi, cose andate bene e cose andate male. Prepariamo l'oratorio, tagliamo, costruiamo, montiamo e smontiamo. Ce la faremo? Boh!

Ma la sfida più grande è trovare il senso di tutto ciò: questa è la partita da vincere.

Potremmo mettere qui i nomi e le storie di Valentina, Freddi, Leonardo, Giovanna, Pepsi, Renata, Totò, Manuel e Danilo, Eleonora, Emilia, Guido e Anna e quanti altri ancora. Si, potremmo, potremmo, potremmo. Ma non lo faremo finché non troveremo il bandolo della matassa. Che senso ha questa vicenda?

Che senso ha un terremoto? Che senso hanno i trecento morti? Che senso hanno le migliaia di volontari che formicolano sulla terra che ancora trema? Che senso abbiamo noi qui? E che senso abbiamo noi fuori di qui?

La vita e la morte si affrontano a duello: la voglia di vivere e di capire la vita contro la morte che si impone e ti ostacola. La fine, l'inizio, l'origine e l'eternità. Qui sta la sfida, come sempre. Offriamo domande e cerchiamo risposte, una risposta da ciascuno di noi.

Se si chiedesse cosa avete fatto a L'Aquila in un mese? Io direi: abbiamo vissuto qualcosa di speciale. E' un dono? Io dico di sì. Un'occasione per scendere in profondità.

Chi può ci accompagni nella preghiera. Chi può ci venga a trovare. Non troverete nulla di strano, solo la vita spinta al limite: un'esperienza simbolica.

Ancora Grazie al Signore.
Ancora grazie a voi.

Buona notte.

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